“Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie” è nata il 25 marzo 1995 con l’intento di sollecitare la società civile nella lotta alle mafie e promuovere legalità e giustizia. Attualmente Libera è un coordinamento di oltre 1500 associazioni, gruppi, scuole, realtà di base, territorialmente impegnate per costruire sinergie politico-culturali e organizzative capaci di diffondere la cultura della legalità. La legge sull’uso sociale dei beni confiscati alle mafie, l’educazione alla legalità democratica, l’impegno contro la corruzione, i campi di formazione antimafia, i progetti sul lavoro e lo sviluppo, le attività antiusura, sono alcuni dei concreti impegni di Libera. Libera è riconosciuta come associazione di promozione sociale dal Ministero della Solidarietà Sociale. Nel 2008 è stata inserita dall’Eurispes tra le eccellenze italiane. Nel 2012 è stata inserita dalla rivista The Global Journal nella classifica delle cento migliori Ong del mondo: è l’unica organizzazione italiana di “community empowerment” che figuri in questa lista, la prima dedicata all’universo del no-profit.
La rete dei “Numeri pari” ha come obiettivo il contrasto alla disparità ed alla disuguaglianza sociale a favore di una società più equa, fondata sulla giustizia sociale ed ambientale. Si impegna a rafforzare l’azione tra “eguali” nei territori, costruendo iniziative locali che uniscano tutte le forze delle diverse organizzazioni e dei cittadini disponibili ad impegnarsi in azioni ed interventi concreti, dando luogo a significative sperimentazioni che forniscano idee e gambe per un effettivo welfare municipale.
“Numeri pari” sottende uguale dignità tra tutti gli attori. La rete di Numeri Pari è composta da associazioni, cooperative, parrocchie, reti studentesche, comitati di quartiere, campagne, progetti di mutualismo sociale, spazi liberati, reti e cittadini che condividono l’obiettivo di garantire diritti sociali e dignità a quei milioni di cittadini a cui sono stati sottratti in questi anni nel nostro Paese. La rete dei Numeri Pari si articola in Nodi territoriali composti dai soggetti aderenti che in maniera autonoma portano avanti attività, vertenze e progetti sui territori, condividendo a livello nazionale l’impegno e gli obiettivi definiti dal documento generale promosso da tutti i soggetti della rete. I Numeri Pari portano avanti forme di democrazia partecipativa e comunitaria che garantiscono orizzontalità, massima partecipazione e trasparenza nella presa di decisione, rispondendo così alla grave crisi della rappresentanza politica che continua a ridurre gli spazi della partecipazione e della deliberazione, aumentando ulteriormente le disuguaglianze. La rete dei Numeri Pari costruisce un’alleanza orizzontale che in ogni realtà locale autonomamente decide il da farsi, converge o confligge con l’Amministrazione in base alle diverse assunzioni di responsabilità da parte della stessa. La Rete dei Numeri Pari non pretende di generare una nuova struttura, ma promuove il coordinamento di quelle esistenti ed il lavoro condiviso; sviluppa strumenti e opportunità di cooperazione nel territorio, in luoghi dove non esistono; mette a disposizione meccanismi di partecipazione in modo che siano sostenibili non solo per gli attivisti, ma per la cittadinanza in generale; promuove attività e progetti che rafforzano la partecipazione, prendendo decisioni che siano vincolanti.
Il movimento dei Numeri Pari fa parte dei Movimenti Popolari protagonisti del 3° incontro mondiale che si è tenuto a Roma lo scorso 5 novembre su iniziativa di Papa Francesco. Le parole pronunciate il 5 novembre scorso da Papa Francesco a conclusione dell’incontro, sono state emblematiche ed insieme al documento emerso dall’incontro con i Movimenti Popolari rappresentano un importante riferimento per il nostro movimento a livello globale. Condividiamo lo stesso pianeta, la stessa casa comune, nostra Madre Terra. Per questo il movimento dei Numeri Pari si rivede nella visione dell’ecologia integrale che mette al centro la necessità urgente di un cambio strutturale definitivo del modello produttivo e di sviluppo. Condividiamo l’invito di Papa Francesco sulla “necessità di un cambiamento perché la vita sia degna, un cambiamento di strutture” e ci piace il forte sollecito rivolto a tutti noi, “inoltre voi, i movimenti popolari, siete seminatori di cambiamento, promotori di un processo in cui convergono milioni di piccole e grandi azioni concatenate in modo creativo, come in una poesia; per questo ho voluto chiamarvi “poeti sociali”; e abbiamo anche elencato alcuni compiti imprescindibili per camminare verso un’alternativa umana di fronte alla globalizzazione dell’indifferenza: 1. mettere l’economia al servizio dei popoli; 2. costruire la pace e la giustizia; 3. difendere la Madre Terra.” Documento base: http://www.retisolidali.it/wp-content/uploads/2017/01/Numeri-pari_documento-base.pdf
EVENTI – INIZIATIVE – VIDEO – DOCUMENTI
“Ora dibattito sul Titolo V della Costituzione e cancellazione del comma 3 dell’articolo 116 della Costituzione per garantire uniformità dei diritti e delle prestazioni su tutto il territorio nazionale”
Si è appena conclusa la giornata di mobilitazione organizzata dalla Rete dei Numeri Pari e dal Comitato Nazionale per il ritiro di ogni autonomia differenziata, contro quella che è stata definita – a ragione – “secessione dei ricchi”. L’obiettivo della mobilitazione era ottenere lo stralcio del DDL Boccia.
Associazioni, cooperative sociali, movimenti per il diritto all’abitare, reti studentesche, centri antiviolenza, parrocchie, comitati di quartiere, circoli culturali, scuole pubbliche, biblioteche popolari, centri di ricerca, presidi antimafia, fabbriche recuperate, fattorie sociali e cittadini e cittadine si sono mobilitate in 25 città organizzando presidi, flash mob, assemblee pubbliche e momenti formativi. Il messaggio è stato chiaro e unitario in tutto il Paese: la Repubblica è una e indivisibile! Vogliamo l’uniformità delle prestazioni in tutto il Paese, no all’autonomia regionale differenziata e alla secessione dei ricchi!
A Roma si è tenuto un presidio in Piazza Montecitorio dove dalle 14:30 alle 18 si sono susseguiti interventi delle realtà sociali e sindacali locali. Queste hanno ribadito con forza che l’approvazione del DDL Boccia avrebbe delle conseguenze estremamente negative: un Paese ancor più frammentato e disunito, con cittadini e cittadine di serie A, B e persino Z, a seconda del luogo di residenza.
“Crediamo che le priorità della politica dovrebbe essere eliminare la povertà, le disuguaglianze e combattere le mafie, lavorare per costruire l’uniformità delle prestazioni e dei servizi in tutto il Paese, garantire diritti, dignità, libertà, partecipazione e giustizia sociale a tutte e tutti – dice Giuseppe De Marzo, coordinatore nazionale della Rete dei Numeri Pari. Per questo oggi siamo qui per chiedere al Governo e al Parlamento di ritirare DDL Boccia e stralciare definitivamente il progetto di Autonomia Differenziata. È necessario aprire un dibattito pubblico nel Paese e coinvolgere i cittadini e le cittadine su un tema centrale per la nostra Democrazia”.
“Sarebbe grave se il Governo cedesse alle richieste scellerate di tre Presidenti di Regione di regionalizzare 23 materie, aumentando così le disuguaglianze nel Paese e frammentando ulteriormente l’unità della Repubblica – sostiene Marina Boscaino, portavoce del Comitato Nazionale per il ritiro di ogni autonomia differenziata. L’approvazione del Disegno di Legge Boccia getterebbe le basi per la costruzione di 20 piccole patrie, dando a ognuna di queste la possibilità di gestire autonomamente – tra le altre – il sistema scolastico, la tutela del territorio e dell’ambiente, i contratti di lavoro e il gettito fiscale. In questo modo si lascerebbe sempre più spazio alle privatizzazioni, anteponendo la legge del profitto ai bisogni e ai diritti universali di tutte e tutti.”
Ufficio stampa Comitato per il ritiro di qualunque autonomia differenziata, l’unità della Repubblica, la rimozione delle diseguaglianze
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Telefono: 328 5654425
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Ufficio stampa Rete dei Numeri Pari
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Telefono: 347 393 5956
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Mosaico Roma è un percorso aperto, orizzontale e collettivo per costruire una città migliore. Senza reciprocità, cooperazione e solidarietà non si supera la crisi. Per questo sono stati creati 5 gruppi di lavoro – uno per ogni tassello del Mosaico – al quale sono invitate a partecipare associazioni, cooperative sociali, movimenti, centri antiviolenza, parrocchie, comitati di quartiere, circoli culturali, scuole pubbliche, biblioteche popolari, centri di ricerca, presidi antimafia, progetti di mutualismo sociale, spazi liberati e cittadine e cittadini. Per partecipare alle riunioni dei gruppi di lavoro è necessario inviare una mail a retenumeripari@gmail.com e indicare: nominativo e numero di telefono della persona che parteciperà; realtà di riferimento; gruppo di lavoro al quale si vuole partecipare. Ogni gruppo è coordinato da due persone che si occuperanno di ricontattarvi e comunicarvi gli appuntamenti e il calendario delle riunioni.
Per maggiori informazioni su Mosaico Roma vai al link –> http://www.numeripari.org/
04.12.2020 Si è tenuto il terzo appuntamento del percorso Mosaico Roma, promosso dalla Rete dei Numeri Pari e dedicato al tema della lotta alle mafie nella città di Roma: Saperi e proposte per sconfiggere le mafie e costruire giustizia sociale.
Un obiettivo ambizioso e necessario, da raggiungere chiamando a raccolta associazioni, realtà sociali, sindacali, politiche, religiose giornalisti ed esperti, esperienze territoriali da tutta la città di Roma, per confrontarsi e discutere di una delle questioni centrali per il futuro della Capitale. Contrastare le mafie è un esercizio di cittadinanza e oggi siamo tutti e tutte chiamati a unire il nostro impegno per far crescere la consapevolezza e la partecipazione. Sono questi i veri anticorpi di contrasto alle mafie che rappresentano una ricchezza per Roma e che la politica ha il dovere di rimettere al centro, valorizzando le esperienze di antimafia sociale e di partecipazione dal basso. Per queste ragioni cittadini-e, associazioni, comunità di fede, movimenti, lavoratori e lavoratrici, sindacati, cooperative sociali, insegnanti, studenti e studentesse, famiglie, commercianti, operatori e operatrici sociali, migranti, hanno deciso di ritrovarsi con alcuni obiettivi importanti: approfondire la lettura del fenomeno mafioso nella città, riconoscere il lavoro di contrasto alle mafie delle esperienze sociali e sindacali, costruire proposte concrete per il futuro della città di Roma. Di seguito la diretta della Plenaria e dei tavoli dell’iniziativa che si è svolta venerdì 4 dicembre.
Plenaria introduttiva Parte 1 link
Tavolo 1 LE MANI SULLA CITTÀ
Come si sono trasformate le mafie: economia mafiosa e trasformazioni cittadine. Parte 1 link – Parte 2 link
Tavolo 2 ROMA CAPITALE DELLE DISUGUAGLIANZE E DELLE MAFIE
Nelle periferie di Roma, dal potere delle “narcomafie” alla geografia della speranza. Parte 1 link – Parte 2 link
Tavolo 3 LA PEDAGOGIA CHESCONFIGGE LE MAFIE
La corresponsabilità dei media e delle comunità educanti. Parte 1 link – Parte 2 link
Plenaria conclusiva Parte 1 link – Parte 2 link
13 maggio 2020
ROMATODAY – In Campidoglio la lettera di cento realtà alla Raggi: “Ascolti i suoi cittadini, Roma è in crisi di democrazia”
Una trentina di persone ha portato in Campidoglio il documento lanciato dalla Rete dei numeri pari“
leggi articolo>>>>>>
6 maggio 2020
📌Venerdì 8 maggio alle ore 17 la Rete dei Numeri Pari incontrerà le forze politiche romane per discutere delle proposte contenute nell’appello rivolto alla sindaca Raggi.
https://www.facebook.com/retedeinumeripari/videos/840029216519976/UzpfSTIzMjM3NDI2NzIwODI1MTpWSzozNzUwMzY0MzAwNjcwOTQ/?acontext=%7B%22ref%22%3A3%2C%22ref_newsfeed_story_type%22%3A%22regular%22%2C%22source%22%3A1%2C%22action_history%22%3A%22[%7B%5C%22surface%5C%22%3A%5C%22newsfeed%5C%22%2C%5C%22mechanism%5C%22%3A%5C%22feed_story%5C%22%2C%5C%22extra_data%5C%22%3A[]%7D%2C%7B%5C%22surface%5C%22%3A%5C%22permalink%5C%22%2C%5C%22mechanism%5C%22%3A%5C%22surface%5C%22%2C%5C%22extra_data%5C%22%3A[]%7D]%22%7D&active_tab=discussion
📝Leggi l’appello ➡️ https://bit.ly/2L7zdjn🖥️ Vai al sito ➡️ https://bit.ly/2yomqX9
Niente sarà più come prima. Questo il refrain di questi giorni. E noi vorremmo che molte cose non tornassero più come prima. Perché il prima è stato il problema. Lo è stato a livello globale, attraverso l’affermazione di un modello economico che non riconosce nessuna relazione e interdipendenza con il resto della vita, producendo distruzione, ingiustizie ambientali e povertà. Lo è stato a livello europeo, dove si è determinato un sistema competitivo fra Stati che, di fatto, ha rinnegato il valore politico della solidarietà fra i popoli, e l’ha sostituita con il rigore dell’austerità e il ridimensionamento compassionevole dello Stato Sociale. Lo è stato a livello nazionale, attraverso continui processi di privatizzazione di beni pubblici e l’indebolimento dei principali sistemi di protezione sociale, a partire dal lavoro, dalla scuola, dai servizi sociali e dalla sanità. Lo è stato nella Capitale del Paese, con un governo che non riesce a governare la complessità di questa città.
La pandemia che ci ha travolti, non è stata affatto democratica, poiché ha peggiorato fortemente le condizioni delle fasce sociali più deboli. Ha aumentato le disuguaglianze sociali, economiche, geografiche, di genere e alle povertà già conosciute se ne sono aggiunte di nuove fornendo alle mafie e alla criminalità organizzata un esercito di mano d’opera di riserva.
Per affrontare la crisi sociale ed economica che sta colpendo in profondità Roma – e per evitare che questa si traduca in una crisi della democrazia – è necessaria una visione politica alta e condivisa e una conoscenza profonda dei bisogni della città e delle fasce più deboli e disagiate. La Giunta Raggi, alla prova dei fatti, non si è dimostrata in condizione di fornire risposte e prospettive. Noi non ci rassegniamo a questo stato di cose e continueremo il nostro lavoro di analisi, riflessione e proposta.
Chiediamo alle forze e ai movimenti politici di sostenere il nostro percorso – anche attraverso atti concreti all’interno dell’assemblea capitolina – partecipando a un primo momento di confronto sulle nostre proposte. Niente dovrà essere più come prima e insieme possiamo fare in modo che questo ritornello diventi realtà!
LEGGI L’APPELLO E LE PROPOSTE —> link
LETTERA ALLE FORZE POLITICHE —> link
04 maggio 2020
Niente dovrà essere più come prima!… Appello delle realtà sociali romane alla Sindaca Raggi
Niente sarà più come prima. Questo il refrain di questi giorni. E noi vorremmo che molte cose non tornassero più come prima. Perché il prima è stato il problema. Lo è stato a livello globale, attraverso l’affermazione di un modello economico che non riconosce nessuna relazione e interdipendenza con il resto della vita, producendo distruzione, ingiustizie ambientali e povertà. Lo è stato a livello europeo, dove si è determinato un sistema competitivo fra Stati che, di fatto, ha rinnegato il valore politico della solidarietà fra i popoli, e l’ha sostituita con il rigore dell’austerità e il ridimensionamento compassionevole dello Stato Sociale. Lo è stato a livello nazionale, attraverso continui processi di privatizzazione di beni pubblici e l’indebolimento dei principali sistemi di protezione sociale, a partire dal lavoro, dalla scuola, dai servizi sociali e dalla sanità. Lo è stato nella Capitale del Paese, con un governo che non riesce a governare la complessità di questa città. La pandemia che ci ha travolti, non è stata affatto democratica, poiché ha peggiorato fortemente le condizioni delle fasce sociali più deboli. Ha aumentato le disuguaglianze sociali, economiche, geografiche, di genere e alle povertà già conosciute se ne sono aggiunte di nuove. Quelle derivanti dal precariato diffuso, dal lavoro perduto, dall’impossibilità di cavarsela con il lavoro grigio o nero. A questo dobbiamo aggiungere il veloce scivolamento verso il basso di una porzione importante di partite IVA, di lavoro autonomo, di artigiani. Migliaia di persone si sono trovate improvvisamente senza la possibilità di reperire autonomamente il cibo per mangiare. Questa situazione ha fatto esplodere tutte le criticità che già conoscevamo, esasperandole con il necessario obbligo del distanziamento sociale impossibile da mantenere per le migliaia di persone che vivono per necessità negli stabili occupati sparsi nella Capitale, le persone senza dimora, le comunità Rom e Sinti, i migranti più o meno regolari, sommando in questo modo la questione sociale a questione sanitaria.
A tutto questo non c’è risposta, se non frammentata e parziale, da parte dell’Amministrazione capitolina e di altri soggetti istituzionali. E non bisognerà aspettare molto per accorgerci, in maniera più evidente di prima, che dove non arriva lo Stato, arrivano la criminalità organizzata e le mafie. Quel sistema di protezione che le istituzioni, a vario titolo, negano, viene già offerto col reclutamento sul territorio, sommando disastro su disastro. Allo stesso modo, non bisognerà attendere molto perché le liquidità e le disponibilità di risorse delle mafie vadano ad acquisire, più o meno direttamente, le aziende in difficoltà come ci ricorda l’allarme lanciato dal Ministero dell’Interno.
L’unica risposta arrivata forte e chiara è quella data dai soggetti non istituzionali. Dalla cooperazione sociale, che non ha mai interrotto i servizi per anziani, diversamente abili, minori e famiglie in difficoltà, riorganizzando tutto il lavoro di assistenza della città, nell’assenza completa del livello centrale del Comune di Roma, che oggi minaccia di non pagare quanto dovuto agli enti gestori dei servizi. Dal mondo del mutualismo sociale, dell’associazionismo, del volontariato, a supplenza – e non a integrazione – delle istituzioni di prossimità. Quello stesso mondo cacciato di fatto (o mal tollerato) dalle strutture pubbliche del Comune. Parliamo degli effetti della famigerata delibera 140, della Giunta Marino, che la Giunta Raggi ha fatto propria. Proprio quel mondo che oggi consente una qualche tenuta del tessuto sociale della città, di fatto si vuole estromettere. Per questo chiediamo di riconoscere esperienze, realtà, spazi sociali – tra cui i luoghi gestiti dalle associazioni e dai movimenti femministi – che rappresentano beni comuni dove la resistenza si trasforma in progettualità, vita sociale, cultura, umanità e governo del territorio. Ecco perché non potremo accettare nessun concetto di legalità che non preveda una vera giustizia sociale. Ecco perché lavoreremo affinché quella delibera finisca nella pattumiera della politica e della storia.
Allora il Comune di Roma renda disponibili i propri beni immobiliari e quelli confiscati alle mafie destinandoli a usi sociali, anche superando le logiche del bando pubblico e trovando nuove strade per dialogare con la città, ad esempio con forme di progettazione partecipata. Per dare risposte a chi è senza casa ed è costretto a occupare, alle persone senza dimora e per i centri di accoglienza dei migranti, in modo da superare gli attuali cartelli e togliere acqua a quegli scoli che hanno portato all’inchiesta Mafia Capitale. Riconosca il diritto alla residenza, oggi quasi obbligato, spendendosi perché venga abrogato l’art. 5 del decreto Lupi. Proponga l’ampliamento di un reddito di base esteso a tutti e tutte. Si attivi affinché la ripresa dell’economia non passi più per le regalie alla rendita immobiliare, ma per progetti di sviluppo fondati sulla rigenerazione e l’auto-recupero. O per il superamento del Digital Divide, anch’esso fonte di forti e non più tollerabili disuguaglianze. Lo abbiamo visto nella vicenda grottesca della distribuzione dei buoni alimentari, dove qualcuno immaginava Wi-Fi, pc e stampanti per ogni cittadino. O anche per la didattica a distanza, dove non basta certo qualche computer distribuito, ma una idea compiuta di cosa voglia dire la conquista della conoscenza da 0 ai 18 anni. Provando a immaginare una città diversa, nella quale anche la mobilità, visto che stanno riaprendo i settori produttivi, possa coniugare sicurezza e sostenibilità.
Siamo certi che si comprenderà il perché di toni così accorati e linguaggi così aspri. Così come noi comprendiamo che nessuno possiede la bacchetta magica. Conosciamo l’entità del debito di Roma Capitale, figlio di una amministrazione scellerata sedimentata nel corso degli anni. Ma proprio per questo riteniamo che la politica debba assolvere al proprio compito, pretendendo di riconsegnare Roma al ruolo che le compete. Cominciando dal collocare la spesa sociale fuori dal patto di stabilità, definendo l’autonomia dei Municipi in maniera compiuta, riappropriandosi di un ruolo nella costruzione della sanità territoriale che pure la 833 del 1978 consegnava ai comuni.
Per questi motivi chiediamo alla Sindaca di Roma:
- Individuazione e condivisione di procedure chiare per permettere l’accoglienza delle persone fragili nei centri dedicati nella fase 2 e 3 dell’emergenza;
- La concessione della residenza a chi vive in stabili di fortuna;
- La risoluzione del contenzioso con la Casa Internazionale delle donne e comodato d’uso gratuito; ritiro dell’ipotesi di sgombero per Lucha y Siesta e soluzione politica che riconosca il valore culturale e politico del progetto;
- Il ritiro della Delibera 140;
- L’Individuazione di Beni immobiliari da mettere a disposizione per i servizi di accoglienza e le necessità abitative;
- L’incremento del fondo per le politiche sociali, tagliate dal bilancio comunale;
- L’attivazione del Wi-fi comunale in tutti municipi come primo passo di un più ampio piano di superamento del Digital Divide nel territorio della Capitale;
- Garanzie occupazionali per le lavoratrici e i lavoratori che, direttamente o indirettamente, hanno un rapporto di lavoro dipendente dal Comune di Roma (società partecipate, nidi convenzionati, cooperative sociali, ecc.);
- Non fermare i servizi sociali, dando piena applicazione dell’art 48 del Decreto Cura Italia (come previsto dalla DGR 171), che mette al centro la co-progettazione dei servizi con diverse modalità operative e riconosce i costi delle infrastruttura sociale messa a disposizione dagli Enti.
Per firmare l’appello inviare una mail a: retenumeripari@gmail.com
04 maggio 2020.
Diritti sociali, trasparenza degli appalti, sostegno alle imprese al centro delle azioni del manifesto presentato da Libera insieme ad associazioni, organizzazioni sindacali, rappresentanti di enti locali e del mondo delle imprese
Un manifesto per far ripartire l’Italia uscendo dalla cultura dell’emergenza e affermando quelle delle regole. #Giustaitalia, un “Patto per la Ripartenza” fondato sull’etica della responsabilità promosso da Libera con Avviso Pubblico, Legambiente, Arci, Rete dei Numeri Pari, Rete della Conoscenza, Fuci, Centro Studi Pio La Torre, Cooperare con Libera Terra, Acsi, Us Acli, Cngei, Fondazione Interesse Uomo, Cgil, Cisl, Uil. [Scarica il manifesto]
Diciotto proposte concrete rivolte al Governo e al Parlamento, perché ascoltino la voce della società civile, del mondo del lavoro, delle imprese,degli enti locali e di tutti coloro che, hanno a cuore la ripartenza del nostro Paese nella legalità e nella giustizia sociale. Diciotto proposte suddivise in tre aree strategiche per mettere al centro i diritti sociali, assicurare la trasparenza nella gestione degli appalti, prevedere la tracciabilità del sostegno alle imprese , applicando bene e senza scorciatoie le norme che già esistono; garantendo diritti fondamentali, come il lavoro, la casa, il reddito, l’istruzione e la salute; lottando contro tutte le forme di povertà, a cominciare da quella educativa che colpisce le giovani generazioni; recuperando gli oltre 100 miliardi di euro sottratti annualmente alla collettività dall’evasione fiscale, per sostenere la nostra economia e ridurre il carico fiscale alle famiglie italiane.
L’Italia – scrivono le associazioni nel Manifesto– può ripartire davvero, dopo il lungo isolamento a cui è stata costretta dalla pandemia del Covid 19, solo se non si commettono gli errori del passato. Quelli che hanno trasformato ogni emergenza, dai terremoti alla gestione dei rifiuti fino al dissesto idrogeologico, in una nuova opportunità di arricchimento e di crescita del potere delle mafie e, più in generale, di quei sistemi criminali fondati sul disprezzo delle regole, la corruzione, l’accumulazione illecita di profitti, che già condizionano la nostra democrazia.
Voci autorevoli – proseguono – come la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo , la Banca d’Italia e il ministero dell’Interno, hanno già segnalato i pericoli concreti a cui andiamo incontro, nella gestione degli appalti e delle risorse finanziarie. Mafie, corruzione, criminalità economica e ambientale sanno sfruttare l’allentarsi delle regole, in nome di una legittima urgenza ma approfittano anche dell’acutizzarsi delle povertà, per conquistare consenso sociale e riciclare i capitali accumulati illegalmente, anche attraverso l’usura.
Aumentare le risorse in dotazione al Fondo per la lotta alla povertà educativa; sospendere, o in alternativa, ridurre drasticamente gli affitti regolati dal mercato; bloccare le procedure esecutive di sfratto; estendere il reddito di cittadinanza e realizzare, al tempo stesso, la costituzione di un reddito di emergenza; istituire un fondo di 5 miliardi di euro a sostegno degli enti locali, per garantire servizi fondamentali per la coesione sociale, investimenti e occupazione sui territori; regolarizzare tutti i lavoratori e le lavoratrici migranti presenti in Italia, ma attualmente sprovvisti di un regolare titolo di soggiorno. E ancora applicare gli strumenti di assegnazione, anche in situazioni di urgenza, già previsti dal Codice degli appalti, senza ulteriori deroghe; prevedere meccanismi di controllo preventivo e incrociato sulle imprese attraverso l’utilizzo sinergico delle banche dati; escludere da qualsiasi beneficio le imprese oggetto di procedimenti penali per reati gravi (associazione a delinquere di stampo mafioso, corruzione, frode, delitti ambientali etc.) e quelle che pagano le imposte nei paradisi fiscali, pur operando in Italia. Infine garantire la tracciabilità dei flussi di risorse finanziarie destinate alle imprese e del loro utilizzo coerente, con l’indicazione conti correnti dedicati e l’assegnazione di un codice identificativo. Sono queste le principali azioni messe al centro del manifesto per far ripartire il Paese. Un patto di assunzione di responsabilità collettiva, per presentare al Governo e al Parlamento un elenco di proposte concrete per rilanciare l’economia, abbattere le disuguaglianze sociale, combattere le diverse forme di povertà. L’Italia può, e deve, raccogliere questa sfida.
Per firmare l’appello inviare una mail a: giustaitalia@libera.it
LE 18 PROPOSTE…..clicca qui..>>>>>>>>
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02 maggio 2020
È possibile trovare una chiave di lettura dell’attuale crisi sanitaria, ambientale e sociale, che vada oltre l’immediato e ci permetta di arrivare a soluzioni durature piuttosto che estemporanee? È un obiettivo ambizioso, ma necessariamente da esplorare nel momento in cui ci viene chiesto di far ripartire al più presto – e senza cambiamenti profondi – un sistema di sfruttamento della natura e degli individui che rincorre all’infinito un sogno di falsa prosperità. Un sistema che lascia puntualmente indietro gli individui più fragili, che si ritroveranno al prossimo “incidente di percorso” ancora più vulnerabili. La giustizia sociale e la giustizia ambientale ci offrono priorità diverse dal business as usual, dai meccanismi dell’accumulo e dal sistema del rating economico. Sono indicazioni che ci possono guidare nella costruzione di un mondo nuovo, anziché di farlo “ripartire” uguale a prima. Partendo dall’attuale emergenza sanitaria in Italia, dal confronto tra Extinction Rebellion Bologna e Giuseppe De Marzo, attivista ed economista, è nata una riflessione su questi temi.
30 aprile 2020
Luigi Ciotti presenta #giustaitalia: un manifesto con 18 proposte concrete rivolte al Governo e al Parlamento per far ripartire l’Italia.
Leggi le proposte ⤵️
http://www.numeripari.org/…/2020/04/giustaitalia-manifesto-…
29 aprile 2020
“La crisi sanitaria ha mostrato l’inefficacia della privatizzazione e del depotenziamento degli organi centrali del sistema sanitario. Cartina di tornasole dei rischi di un regionalismo che vuol essere “secessione dei ricchi”. Giuseppe De Marzo Coordinatore nazionale Rete Numeri Pari su La Via Libera
I regionalismi alla prova di Covid
In queste settimane così difficili per il nostro Paese c’è una drammatica realtà che la diffusione del coronavirus ha evidenziato: l’Italia delle piccole patrie regionali non è da preferire all’unità della Repubblica e, soprattutto, garantisce meno sicurezza e diritti per tutti e tutte. L’altra drammatica realtà, esplosa nella carne del Paese, è che le politiche di austerità messe in campo nel 2008 e la cultura della competizione e dell’individualismo diffusa dal liberismo economico ci hanno resi tutti più diseguali, fragili e impauriti. Allo stesso tempo, la crisi sanitaria che stiamo vivendo, mettendo in luce la nostra fragilità di esseri umani e l’interdipendenza tra noi e tutte le forme viventi, ci ricorda che sono la resilienza, la cooperazione e la solidarietà le uniche modalità con cui è possibile uscire dalle crisi. Che sarebbe successo se fosse passata l’autonomia differenziata? La proposta è arrivata prima dal governo gialloverde, dalle Regioni Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e infine Piemonte e poi dal governo giallorosa attraverso la legge quadro Boccia (dal nome di Francesco Boccia, attuale ministro per Affari regionali e Autonomie, ndr). Se fosse passata la legge quadro staremmo vivendo una catastrofe di gran lunga superiore a quella alla quale siamo costretti.
Dieci anni di impoverimento della sanità
È bastata l’emergenza sanitaria per dimostrare l’inefficacia della regionalizzazione e privatizzazione del sistema sanitario (sono stati tagliati 28 miliardi solo negli ultimi dieci anni), che ha invece portato al depotenziamento degli organi centrali come l’Istituto superiore della sanità e il ministero della Salute, mostrando lacune, confusione e poca trasparenza. Dopo anni di un unico mantra bipartisan (Lega-Fdi-Fi-M5s-Pd) sulla magiche e progressive sorti del “privato è bello ed è sempre meglio”, siamo dinanzi a un’amara e lampante constatazione: la difesa dell’interesse generale e la salvaguardia dell’universalità dei diritti è innanzitutto garantita dal pubblico e difesa dalla comunità, non dagli interessi privati che, legittimamente, divergono perché hanno come obiettivo quello del profitto, che spesso contrasta con il diritto alla salute, al lavoro, all’istruzione, alla mobilità. Per giuristi e costituzionalisti l’autonomia differenziata rappresenta il più grande tentativo di ridefinizione di competenze e poteri da quando vennero istituite le Regioni nel 1970. Eppure se ne sa quasi nulla.
La secessione dei ricchi
Il dibattito è stato volontariamente silenziato per evitare che la cittadinanza si facesse un’idea propria e partecipasse davvero alla discussione. La paura della partecipazione dei cittadini e dei corpi sociali intermedi alle decisioni politiche contraddistingue l’attuale fase della democrazia rappresentativa, ormai travolta dal fallimento strutturale della governance liberista a cui ha improvvidamente affidato il suo unico punto di vista. Questa crisi, insieme a quella del progetto europeo, lo dimostrano. Il problema sta nella pessima riforma del Titolo V (della Costituzione, parte che riguarda le autonomie locali, ndr), fatta nel 2001 dal centrosinistra per inseguire la Lega sul suo terreno, che consente tentativi di manomissione dei principi costituzionali. L’autonomia differenziata si traduce infatti in una “secessione dei ricchi”, come denunciato tempo addietro dal professor Gianfranco Viesti dell’Università degli studi di Bari, e nel più grande attacco mai visto all’unità della Repubblica.
La proposta contenuta nella bozza di legge quadro del ministro Boccia, qualora passasse, istituzionalizzerebbe le disuguaglianze fotografate dalla spesa storica e rafforzerebbe la regionalizzazione già in atto con il risultato di tante piccole patrie e la totale assenza di politiche uniformi su temi vitali per noi e per la democrazia: salute, lavoro, ambiente, energia, trasporti. , che significano garantire il pieno soddisfacimento del principio di uguaglianza: formale e sostanziale. Aspettiamo invece da 20 anni la definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni come previsto dalla Costituzione, che il governo con l’autonomia differenziata vorrebbe definiti dalla ragioneria dello Stato con un criterio tecnico misurato sui limiti di spesa imposti dal patto di stabilità e dalle politiche di austerità: sarebbe la fine dei diritti sociali universali.
Nel corso dell’emergenza da coronavirus, qualcuno ha chiesto di sospendere la validità del Codice degli appalti ai certificati antimafia per snellire la burocrazia. Ma è un falso dilemma
La resa ai privati
La legge quadro Boccia rappresenta una resa agli interessi privati, un concreto pericolo per tutti i cittadini e per i lavoratori italiani, azzerando allo stesso tempo il ruolo del Parlamento, visto che prevede che venga sottoscritta direttamente dal governo con il presidente della Regione. Quanto successo in campo sanitario con l’emergenza coronavirus – le migliaia di morti, l’assenza di posti letto, macchinari e Dpi (dispositivi di protezione individuale, ndr) in molte zone del Paese, l’imbarazzante disparità della situazione tra Nord e Sud, il sacrificio di migliaia di medici e infermieri, le mancate assunzioni del personale necessario a garantire la salute pubblica, l’assenza di una cultura della prevenzione – dimostra l’urgenza e la necessità di fermare ogni processo di autonomia differenziata su materie fondamentali per la nostra vita e per l’unità della Repubblica. Per questo il Comitato italiano per il ritiro dell’autonomia, i 50 comitati locali nati spontaneamente, le centinaia di realtà sociali della Rete dei numeri pari e tanti altri continuano a chiedere al governo di fermarsi per il bene di tutti e tutte e aprire una riflessione e una grande campagna nel Paese per definire insieme i Livelli essenziali di prestazione su tutto il territorio nazionale.
La crisi Covid-19 ha effetti sanitari, economici e sociali che si manifestano in modo diverso sui territori e sulle persone, amplificando le disuguaglianze e le ingiustizie che pre-esistevano nella “normalità”. In un paese dove 10 milioni di adulti non hanno i risparmi per reggere le spese essenziali senza tre mesi di reddito, la perdita di lavori formali e informali sta avendo effetti durissimi. Moltissime delle persone che vivono in condizioni di grave difficoltà attendono ancora una tutela da parte dello Stato, in assenza della quale crescono la disperazione e la rabbia.
Nei luoghi delle disuguaglianze svolgono un ruolo fondamentale le forme di organizzazione sociale e civile che uniscono le persone in un impegno comune. E fra queste, le centinaia di esperienze raccolte nella Rete dei Numeri Pari.
Il Forum Disuguaglianze Diversità e la Rete dei Numeri Pari lavorano insieme da alcuni mesi per realizzare un’indagine sulle pratiche di mutualismo sociale, e insieme hanno condiviso un gruppo di proposte al governo che include fra gli altri l’estensione del reddito di cittadinanza e il blocco, o in alternativa una drastica riduzione, degli affitti regolati dal mercato e, in caso di morosità, misure di rinvio e scaglionamento delle rate di affitto dovute e il blocco delle procedure esecutive di rilascio.
Ora Rete e ForumDD costruiscono un’iniziativa di informazione su cosa avviene oggi nelle pieghe del paese che sono spesso invisibili alla classe dirigente. Il 24 aprile alle 17:30 tutti i “presenti”, e fra questi il Ministro per il Sud e la Coesione Territoriale Giuseppe Provenzano che ha cortesemente accettato l’invito, ascolteranno cinque testimonianze che vengono dalle esperienze territoriali della Rete e che descriveranno:
– le sofferenze di fasce vulnerabili della popolazione, che rischiano di trasformarsi in catastrofe nei prossimi mesi, rafforzando mafie, criminalità e corruzione;
– l’azione svolte dall’esperienza di organizzazione sociale per ridurre quelle sofferenze, e i loro effetti;
– la qualità della relazione con i livelli locali di governo, decisiva per la tenuta sociale;
– cosa manca alle misure nazionali di protezione sociale sui temi di casa e reddito per rispondere alle esigenze dei più vulnerabili.
PROGRAMMA
(clicca sull’immagine per vedere video)
Coordina: per il “Forum Disuguaglianze Diversità” Fabrizio Barca (coordinatore)
Introduce: per la “Rete dei Numeri Pari” Giuseppe De Marzo (coordinatore nazionale)
per la “Società Cooperativa Sociale Rimaflow Fuorimercato” (Milano), Luca Federici (presidente)
per il “Laboratorio Zen Insieme” (Palermo) Mariangela Di Gangi (presidente)
per la “Parrocchia di San Sabino” (Bari) Don Angelo Cassano (parroco)
per i “movimenti per il diritto all’abitare” di Roma Paolo Di Vetta (portavoce)
Valutazioni di sintesi: per la Casa Internazionale delle donne Maura Cossutta (presidente)
23 aprile 2020
📺🌎Non hai visto in diretta l’intervento di Giuseppe De Marzo al #TG3LineaNotte? Puoi rivedere il video con la clip riportata di seguito 🌍📺
Belle facce è il nuovo #format di Libera.
A partire da giovedì 7 maggio alle ore 17.30 sulla pagina instagram dell’associazione. Uno spazio di incontro con curiosità, storie e aneddoti per raccontare la funzione civile e sociale attraverso delle dirette con personaggi della #cultura, della #musica, della #letteratura, dello #sport e della società civile.
Trenta minuti di chiacchierata con un occhio su quello che ci circonda, trentaminuti per raccontarsi con onestà e leggerezza con il desiderio di guardarci dentro e realizzare puntata, dopo puntata, una comunità di Belle facce all’insegna della speranza e di una ritrovata umanità.
Dal 7 maggio 2020 alle ore 17,30 sul profilo Ig di Libera.
Ti aspettiamo!